Nell’omonima via si erge l’imponente Palazzo Farnese, antica residenza estiva delle autorità farnesiane che possedettero Farindola fino al 1731, anno in cui la casata di origine romana si estinse. Dato che il palazzo fu costruito a ridosso delle mura civiche medievali, fu adibito a sede comunale, per poi passare alla potente famiglia dei Frattaroli, famiglia di medici, sindaci e amministratori di giustizia. Ancora oggi si narra che una suora dalla finestrella della cappella del palazzo abbia assistito all’omicidio dell’ex sindaco Vincenzo Barbieri, ingegnere di Parma, per la cui uccisione non fu mai trovato un colpevole.

L’edificio è stato costruito tra le fine del ‘500 e gli inizi del ‘600 ed attualmente è una residenza privata divisa in tre appartamenti. Ha subito diverse trasformazioni negli anni ma all’interno si possono comunque ammirare resti originari di affreschi. Anche nella parte esterna sono ancora visibili tratti tipici del tempo ancora rimasti intatti come le caratteristiche finestrelle dalle inferriate ondulate,  il passaggio voltato che collegava il palazzo alle abitazioni adiacenti (tra le quali vi era il carcere), rimane tutt’oggi il grande portone d’accesso al palazzo dal quale si accedeva ad un androne dal quale parte una grande scalinata sovrastata da un grande loggiato che portava al piano superiore, piano nobile, dalla pavimentazione in cotto. Nel salone principale è ancora ben visibile l’affresco che rappresenta la scena del “Giudizio di Re Salomone”. La storia dell’affresco, che proviene dalla Bibbia,  narra che vi erano due madri che si contendevano un bambino, ognuna delle due sosteneva di essere la madre reale del bambino, il bambino è raffigurato ai piedi del re che viene chiamato per giudicare chi fosse la vera madre, Salomone ordina allora di tagliare a metà il bambino, subito dopo quell’ordine la vera madre del bambino disse di affidarlo all’altra donna, dicendo così fu riconosciuta come la vera madre del bambino. Ai quattro angoli del grande salone affrescato vengono rappresentate le quattro virtù cardinali: la Giustizia con una Bilancia, la Fortezza accanto ad una colonna, la Prudenza che ha in mano uno specchio nel quale non si guarda e la Temperanza intenta a versare acqua fredda nell’acqua bollente per temperare. Troviamo nello stesso edificio un altro affresco che raffigura un angelo tra due putti che indica la Trinità, non conosciamo ad oggi il nome dell’artista ma probabilmente è di origine pennese ed allievo di Ronzi. La tecnica usata per gli affreschi è tempera a secco mista ad affresco. Con molta probabilità l’affresco è stato commissionato dai Frattaroli . Altri elementi degni di nota sono: la croce in ferro battuto posta oggi dove un tempo sorgeva la cappella del Palazzo, un camino d’epoca, una tela raffigurante la Madonna del  Carmine, testimonianza devozionale dei Frattaroli, che dedicarono alla Madonna del Carmelo anche una chiesa nella contrada farindolese di Trosciano Inferiore.

Davanti ad uno degli attuali ingressi del palazzo troviamo i resti di un arco rinascimentale che un tempo costituiva la Porta Farnese, uno dei quattro accessi al paese.